Secondo il nuovo studio “Seeing spots: Quantifying mother-offspring similarity and assessing fitness consequences of coat pattern traits in a wild population of giraffes (Giraffa camelopardalis)”, pubblicato su PeerJ da Derek E. Lee e Douglas R. Cavener della Pennsylvania State University e da Monica L. Bond dell’Universität Zürich, alcune caratteristiche del modello a macchie della pelle delle giraffe vengono trasmesse da madre a figlio. Lo studio rivela anche che «La sopravvivenza delle giovani giraffe è correlata al modello di macchie, che può aiutare a fornire il camuffamento contro i predatori», conferma l’ipotesi avanzata ben 49 anni fa sull’ereditarietà delle macchie di giraffa e mette in evidenza un nuovo set di strumenti che può essere utilizzato per studiare i segni sulla pelle degli animali selvatici.
Lee, il principale autore dello studio che insieme alla Bond lavora anche per il Wild Nature Institute, spiega che «I modelli delle macchie della giraffa sono complessi e possono essere molto diversi tra gli individui, ma non conosciamo il loro scopo in natura. Questi disegni complessi potrebbero aiutare gli animali a sfuggire ai predatori, a regolare la loro temperatura, o a riconoscere la famiglia o gli individui, ognuna di queste cose può influenzare la loro capacità di sopravvivere e riprodursi. In questo studio, abbiamo analizzato i dati sulla sopravvivenza e le foto delle macchie di giraffe Masai e gli schemi a macchie influenzano la sopravvivenza dei giovani e sono ereditabili: vengono trasmessi dalla mamma ai figli».
La pelle delle giraffe è uniformemente grigio scuro, ma le macchie che la ricoprono variano molto per colore e forma che va da un modello quasi rotondo con bordi molto lisci a macchie ellittiche ellittici con bordi frastagliati o lobati. Lo schema delle macchie cambia con l’età, il che consente ai ricercatori di identificare i singoli individui in base ai loro modelli unici. Il nuovo studio ha rivelato che «Le giraffe appena nate con macchie più grandi e macchie irregolari aumentavano la sopravvivenza durante i primi mesi di vita. Questo aumento della sopravvivenza potrebbe riflettere meglio il camuffamento di queste giovani giraffe, ma potrebbe anche essere correlato ad altri fattori che aumentano la sopravvivenza, come la regolazione della temperatura o la comunicazione visiva».
Lo studio ha anche rilevato che 2 delle 11 caratteristiche delle macchie misurate, la circolarità, cioè quando una macchia è vicina ad essere un cerchio perfetto, e la solidità, cioè quanto sono fluidi e completi i bordi, erano significativamente simili nelle madri e nei cuccioli e questo suggerisce che questi tratti siano ereditari.
La Bond ricorda che «La dottoressa Anne Innis Dagg, la prima ricercatrice sul campo per le giraffe in Africa, nel 1968 ha dimostrato che la forma, il numero, l’area e il colore delle macchie negli schemi della giraffa potrebbe essere ereditabili, ma la sua analisi proveniva da una piccola popolazione degli zoo. Per confermare le sue conclusioni, abbiamo utilizzato delle giraffe selvatiche e le moderne tecniche di imaging e analisi».
Questo studio evidenzia anche come possono essere utilizzati dei software di immagining e dei moderni metodi statistici per analizzare in modo affidabile i complessi disegni che ricoprono il mantello delle giraffe e di altri animali.
Lee conclude: «La mia speranza è che altri scienziati utilizzeranno gli stessi strumenti per misurare i modelli del mantello dei mammiferi per far progredire la nostra comprensione su ciò che significano questi schemi, Quantificare le conseguenze dell’ereditarietà e della forma fisica delle variazioni nei modelli del mantello potrebbe aiutarci a capire come e perché negli animali selvatici si evolvono i modelli del mantello».