Le api – domestiche e selvatiche – svolgono il ruolo essenziale nell’impollinazione negli habitat naturali e della colture importanti per l’uomo. Tuttavia, ci sono scarsi dati sulla distribuzione delle specie di api, che vivono in tutti i continenti tranne l’Antartide e che vanno dalle minuscole api senza pungiglione a quelle grosse quanto un pollice umano, e questa mancanza di informazioni influisce sulla nostra capacità di affrontare il calo della popolazione di api che minaccia l’equilibrio dell’ecosistema e il nostro approvvigionamento alimentare. Intanto le popolazioni di api domestiche e selvatiche stanno subendo gli impatti della perdita di habitat, dei pesticidi e dei cambiamenti climatici. Lo studio “Global Patterns and Drivers of Bee Distribution”, pubblicato su Current Biology da un team di ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze, dell’università Georgia – Athens e della National Universiy of Singapore (NUS) ha colmato questa lacuna creando la prima mappa globale delle api.
Una delle autrici dello studio, Alice Hughes dell’Accademia cinese delle scienze dell’ Yunnan, sottolinea in un’intervista a BBC News che «Le api forniscono servizi essenziali ai nostri ecosistemi e sono i principali impollinatori di molti dei nostri alimenti di base. Tuttavia, fino ad ora, non avevamo i dati per mostrare dove si trova la maggior parte delle specie sul pianeta. Qui combiniamo milioni di dati per creare le prime mappe della ricchezza globale delle api e capire perché vediamo questi modelli. Queste mappe e il nostro quadro possono quindi costituire la base del lavoro futuro, consentendoci di comprendere meglio i modelli di ricchezza delle api e garantire che siano effettivamente conservati in futuro».
Uno degli autori dello studio, John Ascher del Dipartimento di scienze biologiche della NUS racconta che insieme ai suoi colleghi cinesi e statunitensi ha esaminato per prima cosa un elenco di oltre 20.000 specie di api conosciute che era stato precedentemente compilato da John Ascher (anche lui della NUS9 e reso disponibile sul portale della biodiversità DiscoverLife.org. Poi l’elenco è stato confrontato con quasi 6 milioni di documenti pubblici di dove erano state trovate specie diverse.
Gli scienziati sperano che la mappa aiuti a proteggere le popolazioni di api e servirà sicuramente come punto di riferimento per ulteriori ricerche sulle api.
Ascher sottolinea che «La gente pensa alle api solo come api mellifere, bombi e forse poche altre, ma ci sono più specie di api che di uccelli e mammiferi messe insieme». Ci sono oltre 16.000 specie di api conosciute divise in 7 famiglie. Alcune specie, come le api mellifere, i bombi e le api senza pungiglione, vivono in colonie, mentre altre sono insetti solitari. Sebbene alcuni gruppi, come i bombi, siano ben studiati, la stragrande maggioranza, oltre il 96% delle specie di api è scarsamente documentata. Molte colture, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, per l’impollinazione si basano su specie di api autoctone, non sulle api da miele, per questo è essenziale comprendere la distribuzione geografica delle specie di api.
La mappa della diversità delle api creata dal team ha mostrato interessanti modelli globali. «Ad esempio – dicono alla NUS – la maggior parte delle piante e degli animali sono più biodiversi nei tropici pluviali. Ma questo è diverso per le api, che sono più biodiverse nelle zone aride e temperate del mondo. Questo perché gli alberi delle foreste tropicali non sono una fonte di cibo affidabile, rispetto alle piante basse e ai fiori». Ci sono più specie di api nell’emisfero settentrionale che in quello meridionale, con hot spot in alcune parti degli Stati Uniti, dell’Africa e del Medio Oriente.
Precedenti studi sulla distribuzione delle api si erano concentrati su aree geografiche limitate, quindi era difficile generalizzare i risultati. Il calo evidenziato da diversi studi per alcune popolazioni di insetti ha destato allarme, con richieste di un migliore monitoraggio. L’enorme numero di specie di insetti sul pianeta – più di 900.000 – rende questo compito colossale, anche perché ci sono milioni di esemplari in attesa di identificazione nei musei. Gli insetti vengono spesso trascurati nelle valutazioni globali della biodiversità, a favore di mammiferi, uccelli, rettili e anfibi.
Ascher evidenzia che «Tuttavia, c’è molto altro da fare, poiché alcune aree del mondo sono ancora poco conosciute in termini di api. Gli Stati Uniti hanno di gran lunga la maggior parte delle specie di api, ma ci sono anche vaste aree del continente africano e del Medio Oriente che hanno alti livelli di biodiversità sconosciuta, più che nelle aree tropicali».
Ora il team di ricerca sta pianificando indagini sul campo per verificare i dati e cercare nuove fonti di dati. Tra le altre cose, i ricercatori vogliono anche studiare come il cambiamento climatico influenzerà l’impollinazione e la sicurezza alimentare. Sino convinti che il loro lavoro abbia fatto passi importanti verso una comprensione più completa della diversità globale delle api e rappresenti un’importante base di riferimento per la ricerca futura e più dettagliata sulle api e sperano che possa aiutare nella conservazione delle api come impollinatori globali.