Il principale autore dello studio, Aurelio Malo del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Oxford, spiega che « Nei mammiferi, la teoria prevede che il rapporto tra i diversi sessi possa essere determinato solo dalla madre, poiché si pensa che i padri inseminino sempre con un’uguale percentuale di sperma X e Y, avendo un effetto casuale sul sesso della discendenza che può avere uno spostamento dalla parità, o 50 – 50. Inoltre, le madri, dalla copulazione alla nascita, possono influenzare la loro prole in diversi modi, mentre i padri hanno il controllo solo sugli spermatozoi. Questo dà alle madri una maggiore possibilità di poter modificare il rapporto tra i sessi della loro prole. I costi fisici della gestazione sono ovviamente più alti per la madre, quindi, da un punto di vista evolutivo, è proprio nei suoi interessi investire le sue risorse saggiamente in termini di sesso, dimensione e qualità della sua progenie».
I ricercatori hanno studiato in laboratorio il topo dai piedi bianchi (Peromyscus leucopus), i ricercatori hanno scoperto che «C’è una relazione tra la qualità genetica di un padre e la proporzione di figli e figlie che ha». Malo aggiunge: «Abbiamo poi dimostrato che questa relazione è mediata da un tratto che è esclusivo del padre: la dimensione dei nuclei nel loro sperma, che riflette la proporzione X-Y dello sperma. I padri con una qualità genetica superiore producono spermatozoi con nuclei della testa più piccoli – una percentuale maggiore di spermatozoi Y – e continuano a produrre più figli rispetto alle figlie».
Il capo del team di ricerca sottolinea che le implicazioni di questa scoperta sono importanti: «Poiché ora abbiamo la prova che i padri hanno un’importanza indipendentemente dagli eventuali effetti materni. Gli scienziati possono ora migliorare i loro modelli predittivi dei rapporti tra i sessi alla nascita, includendo non solo le madri ma anche i padri».
Secondo i ricercatori c’è una spiegazione adattativa per il motivo per cui è nell’interesse del padre alterare la probabilità di avere figli o figlie: «Una ragione plausibile è che i maschi di minore qualità genetica riducono al minimo i costi di avere figli più suscettibili agli effetti negativi degli incroci sulla fertilità, spostando il rapporto tra i sessi favore delle figlie, che sono più resistenti a questi effetti negativi dell’incrocio». Malo ha aggiunto: «Utilizzare una specie selvatica e non un modello domestico come i topi da laboratorio ci ha permesso di estrapolare altre specie selvatiche e di ottenere le inferenze sull’adattamento, cioè perché la selezione naturale abbia selezionato questa abilità nei padri».
Questi risultati sono potenzialmente applicabili a qualsiasi altra specie di mammiferi, inclusa la nostra. Tuttavia, la misura in cui possiamo estendere gli effetti scoperti qui dipende molto dai sistemi di accoppiamento. Per esempio, in più specie monogame, l’aspettativa che i padri evolvano una capacità di manipolare i rapporti sessuali nei loro interessi è meno chiara. La previsione del rapporto tra i sessi ha un grande interesse per gli esseri umani, così come implicazioni bioetiche. Nelle specie domestiche, come il bestiame e gli animali domestici, la capacità di manipolare i rapporti tra i sessi ha importanti implicazioni economiche. Nelle specie in pericolo, i rapporti tra i sessi non equilibrati possono spingere le specie sull’orlo dell’estinzione, quindi i programmi di riproduzione potrebbero associare maschi e femmine secondo gli attributi individuali che aiutino a ottenere alla nascita il sesso più raro.
Per Malo, la convinzione che i padri inseminassero le femmine con la stessa proporzione degli spermatozoi X e Y ha impedito agli scienziati di esplorare gli effetti della riproduzione maschile anche negli altri mammiferi e conclude: «Dimostrando che i padri possono regolare i rapporti tra i sessi variando i tipi spermatici, aiutiamo a aprire le porte di una nuova area di ricerca sugli effetti paterni nei rapporti tra i sessi. Ad esempio, le madri e i padri hanno gli stessi interessi o opposti riguardo al sesso? Questo si differenziano per specie e contesti? In poche parole, ora sappiamo che i papà, così come le mamme, possono alterare il sesso della loro prole e che la capacità di farlo potrebbe essersi evoluta attraverso la selezione naturale».
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