Il tema dell’antibiotico resistenza, è divenuto una questione centrale all’interno di organismi sanitari nazionali ed internazionali, sia per la medicina umana che quella veterinaria. AISA và a sfatare il “mito” dell’antibiotico usato indiscriminatamente a scopo d’ingrasso.
L’ AISA (Associazione Nazionale Imprese Salute Animale), è stata fondata nel 1986 all’interno e nell’ambito della Federazione Nazionale dell’Industria Chimica-Federchimica, ed raggruppa 21 aziende nazionali e multinazionali operanti nel settore farmaceutico veterinario. Le finalità dell’Associazione sono di favorire la ricerca di prodotti sicuri per la salute e il benessere degli animali, la sicurezza dell’uomo e dell’ambiente, la tutela del consumatore finale tramite la qualità dei prodotti commercializzati e la promozione dello sviluppo etico del mercato.
In qualità di associazione impegnata da anni nella promozione di iniziative finalizzate a sensibilizzare veterinari ed allevatori sull’importanza di un uso cosciente dei farmaci antimicrobici (antibiotici), AISA intende contribuire al dibattito sul tema dell’antibiotico resistenza, che è divenuto una questione centrale all’interno di organismi sanitari nazionali ed internazionali, sia in medicina umana che veterinaria. L’Associazione ribadisce alcuni punti essenziali ad una corretta comprensione di come l’uso opportuno dell’antibiotico risulti necessario al ripristino delle condizioni di salute e benessere dell’animale, allo scopo di annullare il rischio dell’insorgenza di fenomeni di resistenza. Uno degli aspetti più significativi del dibattito riguarda l’aumento della resistenza agli antibiotici in campo umano, fattore che spesso viene messo in relazione all’uso massiccio e talvolta inappropriato dell’antibiotico stesso negli animali.
L’argomento è di grande attualità e oggetto di precise normative comunitarie: infatti i farmaci antimicrobici giocano indubbiamente un ruolo prioritario nel proteggere la salute e il benessere degli animali da reddito e di conseguenza nel garantire la sicurezza delle derrate alimentari destinate all’uomo. La salute e il benessere dell’animale sono dunque valori socialmente e deontologicamente imprescindibili e condizione necessaria per l’efficienza delle produzioni zootecniche.
Un dato significativo che vale la pena sottolineare è l’alto tasso di auto approvvigionamento alimentare dell’Italia, che risulta essere del 65%, sicuramente superiore a quello di altri paesi europei. Questo soprattutto perché, culturalmente, il consumatore italiano preferisce il prodotto tipico locale che sancisce un legame profondo con il territorio e con quelle tradizioni che per secoli hanno dato vita ad un prodotto d’élite nell’ambito della salumeria e dei latticini.
L’Italia è autosufficiente nel settore avicunicolo, che è attualmente leader della zootecnia italiana, con una produzione di carni di quasi 1 milione e 200 mila tonnellate e una di uova che nel 2010 ha superato i 13 miliardi di pezzi. Le importazioni riguardano i bovini da carne e suini vivi (di questi, circa l’80-90% è utilizzato per le produzioni tipiche, quali il prosciutto crudo e altri insaccati, e il 10-20% per carne fresca). La produzione del suino pesante (160-170 kg con un ciclo di vita di almeno 9 mesi) è la classica dimostrazione della tipicità della produzione italiana.
A tutela di una qualità indiscussa, pretesa dal consumatore italiano, nel moderno allevamento intensivo la questione del benessere animale è affrontata in maniera integrata. E’ pieno interesse degli allevatori mettere in pratica tutti gli accorgimenti indispensabili e operare i necessari investimenti per ottenere lo scopo finale. In quest’ottica risulta fondamentale l’adozione di opportune misure di biosicurezza, ossia di procedure di gestione aziendale, di norme igieniche, di corretta alimentazione e di controlli puntuali sugli animali e sull’ambiente circostante, al fine di prevenire l’introduzione e la circolazione di agenti patogeni in allevamento.
Un corretto approccio alla prevenzione negli allevamenti intensivi deve partire da un appropriato management, ovvero dalla messa in atto di tutte quelle misure (es. idoneità dei ricoveri, numero appropriato di animali , disinfezioni, disinfestazioni, etc..) volte a garantire la “base” del benessere animale. Tali misure devono ovviamente rispettare le normative comunitarie, ma devono anche tenere conto della specificità dell’allevamento. Perché la loro applicazione sia efficace risultano fondamentali il dialogo e la collaborazione tra allevatore e veterinario. Compito di quest’ultimo è la messa a punto di programmi sanitari specifici che integrino e completino le pratiche di prevenzione tramite l’elaborazione di specifici programmi di vaccinazione, che giocano un ruolo chiave nel mantenimento della salute e del benessere animale e su cui attualmente si concentrano, da parte dell’industria della salute animale, ingenti investimenti in ricerca, in sviluppo ed in tecniche produttive sempre più sofisticate ed avanzate.
L’impiego dell’antibiotico, che peraltro diminuisce con l’età dell’animale, è dunque sostanzialmente mirato a situazioni nelle quali le misure di prevenzione non si rivelano sufficienti, in situazioni di patologia conclamata o di patologia imminente. Sfatare il “mito” dell’antibiotico usato indiscriminatamente a scopo d’ingrasso (gli antibiotici promotori di crescita sono banditi da molti anni) è quindi una necessità. Come nella medicina umana, anche in quella veterinaria gli antibiotici si dimostrano efficaci solo quando sono impiegati correttamente. Il principio cardine alla base di un uso responsabile dell’antibiotico è riassumibile nella frase: “quanto basta, quando necessario”. Il successo di una terapia dipende dall’osservanza di norme fondamentali che garantiscono il benessere degli animali – e la conseguente qualità e sicurezza delle derrate alimentari- riassumibili nelle seguenti regole:
- corretta diagnosi
- scelta il più possibile corretta del prodotto
- dosaggio appropriato
- giusta somministrazione
- tempo di trattamento strettamente necessario
a cui si aggiungono altri fattori, tra i quali i più importanti sono :
- il necessario rispetto dei tempi di sospensione
- la verifica dei risultati ottenuti da parte del veterinario.
In condizioni nelle quali la patologia del singolo animale non può essere considerata disgiunta dalla patologia di gruppo, la “ medicazione orale ” si pone come valida alternativa alla somministrazione individuale degli antibiotici. Ciò per una serie di ragioni:
- praticità: un farmaco dispensabile per più giorni attraverso l’acqua di bevanda (suini, vitelli,bovini, polli e avicoli) o attraverso il mangime (suini, bovini, conigli) viene assunto rapidamente e simultaneamente da tutto il gruppo, spesso molto numeroso, ottimizzando così costi e tempi di gestione.
- scelta del principio attivo più idoneo e corretta posologia: un farmaco specifico, la cui preparazione farmaceutica è stata messa a punto per una specifica patologia, garantisce che la quantità idonea di farmaco giunga efficacemente nella sede dell’infezione degli animali ammalati e che lì rimanga per il tempo necessario a garantire il ripristino delle funzioni d’organo compromesse dall’infezione stessa .
- “stress free”: il farmaco assunto spontaneamente dagli animali durante l’abbeverata o l’alimentazione risulta essere meno stressante e più efficace per animali già provati dalla malattia. La libertà da fattori stressanti è infatti uno dei parametri su cui si insiste molto nelle nuove metodologie di allevamento intensivo.
Tutti fattori, questi, che assieme e mai disgiunti dall’applicazione di rigorose e costanti pratiche di prevenzione basati sull’applicazione di un corretto management aziendale, di una costante biosicurezza ed accompagnate dalla elaborazione di specifici programmi di vaccinazione, contribuiscono a far sì che anche il rischio epidemiologico delle cosiddette zoonosi (le malattie trasferibili da uomo ad animale e viceversa) possa essere messo sotto controllo contribuendo in misura determinante al miglioramento della qualità delle derrate prodotte dagli animali e destinate all’uomo.
Specifiche normative della Comunità Europea, in costante evoluzione, riconoscono gli animali come esseri sensibili e stabiliscono quindi che il loro benessere deve essere preso in considerazione in fase di elaborazione e di applicazione delle politiche in materia di agricoltura, trasporti, ricerca farmaceutica, impatto sull’ambiente. La severissima legislazione vigente impone a tutti gli attori della filiera di adottare ogni mezzo possibile per preservare il benessere e la salute animale, in particolare delle specie produttrici di derrate alimentari, in relazione anche all’elevata incidenza che queste hanno sulla salute dell’uomo.
Le regole dettate agli allevatori da parte dei distributori di grande derrate alimentari (supermercati e consorzi) sono severe in quanto devono garantire al consumatore finale l’assoluta qualità dei prodotti che si trovano su scaffali e banchi frigoriferi. La determinazione tramite test specifici della presenza di antibiotici negli alimenti è obbligatoria e i livelli devono essere conformi ai Limiti Massimi Residuali (MRL) stabiliti dall’Unione Europea. La non osservanza dei protocolli e la conseguente inadempienza da parte degli allevatori determinerebbe perdite economiche ingenti dovute a penali altissime.
In Italia i controlli sono particolarmente seri e vengono effettuati da Medici Veterinari, sia privati che appartenenti al sistema sanitario nazionale, estremamente preparati e assai rigorosi . Un corretto dialogo fra allevatore, veterinario e produttore di alimenti è così la chiave del successo di un allevamento efficiente che possa garantire al consumatore finale prodotti di qualità ineccepibile provenienti da animali ufficialmente sani.
Ecco perché gli sforzi delle iniziative promosse da AISA sono mirati a sostenere e a migliorare il lavoro di squadra tra case farmaceutiche, medici veterinari allevatori ed istituzioni, con il chiaro intento di non motivare, se non su solide basi scientifiche, ogni decisione in merito all’impiego della medicazione orale con farmaci antibatterici nelle condizioni del moderno allevamento intensivo. Conditio sine qua non, questa, per ottimizzare tempi e costi, per non limitare irragionevolmente un armamentarium terapeutico così importante mirato anch’esso, quando propriamente utilizzato, a soddisfare una esigenza culturalmente e socialmente fondamentale per tutti gli italiani: la buona e la sana tavola.
Tratto da Aisa NewsLetter