Acque vietate, ma il direttore dell’Arpac lancia l’allarme: “non si può escludere che vengano tuttora utilizzate per abbeverare animali da allevamento”.
«C’è il ragionevole sospetto – dichiara il direttore provinciale dell’Arpac, Pietro Mainolfi – che le acque dei torrenti Isclero e Tesa vengano utilizzate per alcuni mesi dell’anno per l’irrigazione dei terreni circostanti.
Da anni le acque dei fiumi sanniti sono ufficialmente inutilizzabili. Risale infatti al 26 novembre del 2009 una ordinanza che vieta il prelievo per uso irriguo da tutti i corsi d’acqua. Il provvedimento si rese necessario in considerazione della accertata presenza di salmonella ed escherichia coli. Alla luce dei dati rilevati – aggiunge Mainolfi – appare urgente e indifferibile proibire tale pratica per il grave rischio epidemiologico che ne potrebbe derivare».
La Provincia, che nel 2009 si era attivata per lo stop ai prelievi idrici vietando nel 2011 anche la pesca, ha poi lasciato di fatto agli enti locali il compito di segnalare eventuali violazioni. Eppure, come testimoniano le parole del numero uno dell’Arpac, non si può affatto escludere che le inquinatissime acque di fiumi e torrenti sanniti vengano tuttora utilizzate per irrigare ortaggi o abbeverare animali da allevamento. Il più recente monitoraggio effettuato dall’Arpac a dicembre conferma i livelli di contaminazione . La escherichia coli, il cui limite massimo di legge è fissato a 100 «Unità formanti colonia», arriva a valori esorbitanti nei tre principali corsi d’acqua della provincia: 80.000 nel Sabato, 50.000 per l’Isclero, 40.000 nel Calore.
Nella prossima primavera saranno ripetute le analisi finalizzate a individuare la presenza di salmonella. Il monitoraggio continua ma non si intravvede all’orizzonte un cambio di rotta da parte degli enti locali, doppiamente responsabili in quanto autori degli scarichi inquinanti e restii nel denunciare le violazioni individuali. (fonte)