DISPONIBILITÀ DI FARMACI VETERINARI PER I NUOVI ANIMALI DA COMPAGNIA: LE TARTARUGHE PAZIENTI SPESSO TRASCURATI

Animali da compagnia sempre più diffusi nelle case degli italiani, ma ancora poco conosciuti, il mantenimento e la cura delle tartarughe necessita di accorgimenti particolari e puntuali che ne preservino la salute e la nota longevità

Nelle case e nei giardini delle famiglie italiane vivono circa 7 milioni di tartarughe e, pur considerando che parecchi amanti di questi rettili detengono diverse centinaia di esemplari ciascuno, tali graziosi animaletti sono molto diffusi in ambiente domestico.
Prima di citare gli elementi essenziali per il corretto mantenimento è necessario fare una distinzione tra le tartarughe di terra e quelle palustri od acquatiche, nonché tra le specie di clima temperato soggette al letargo e le specie tropicali che necessitano di temperature costanti più elevate e non richiedono il letargo.
Le specie più diffuse tra le tartarughe terrestri sono: la Testudo hermanni chiamata anche testuggine comune, la Testudo greca e la Testudo marginata (testuggine sarda).
Trattasi di Cheloni vegetariani che si adattano bene al nostro clima poiché specie autoctone dell’area mediterranea; importante è insistere sul concetto di “vegetariani” poiché molto di frequente i problemi di cui soffrono questi animali derivano da una alimentazione scorretta. Non è indicativo che le tartarughe mangino volentieri pane bagnato, pasta e mangimi per cani o gatti. Questi alimenti non devono essere somministrati in quanto le tartarughe, oltre ad ingrassare, presenteranno problemi renali e metabolici irreversibili tra cui la MOM (malattia osteo metabolica) è la più di frequente riscontrabile ed apprezzabile anche da un profano (crescita eccessiva della ranfoteca – becco – e delle unghie, rammollimento del carapace, sviluppo dei tessuti molli non accompagnato ad una corrispondente crescita del guscio, ecc.)
Anche restando nell’ambito dei vegetali possono essere commessi errori: bisogna privilegiare i vegetali con un rapporto calcio/fosforo di circa 2/1 limitando l’utilizzo di quelli contenenti elevati tenori di antinutrizionali (soprattutto ossalati), quindi niente lattuga, gentilina, valeriana, pomodori, cetrioli, tutti i legumi, banana, mela, pera, prugne, ecc. Positiva la somministrazione di cicoria, cardo, tarassaco ( anche i fiori gialli diffusissimi in primavera ), malva, piantaggine, radicchio, giovani foglie di vite, ecc. Per facilitare una corretta alimentazione esistono specifici mangimi completi o complementari per rettili erbivori, formulati con una eterogenea gamma di vegetali selezionati in base all’apporto minerale e nutrizionale richiesto, tale mangime andrà bagnato in acqua e somministrato su un piattino.
Per il mantenimento in giardino quanto più spazio potremo dedicare, meglio sarà per loro, in tal caso le tartarughe cercheranno l’angolo del giardino o il cespuglio più protetto per difendersi dal vento e dalle intemperie, stazionando al sole nelle ore della giornata meno torride in un sito specifico che verrà prescelto anche per la deposizione delle uova, evento che si verifica spesso.
E’ consigliabile comunque predisporre un ricovero, tipo cuccia per cani, con una entrata delle dimensioni della tartaruga più grande, all’interno del quale metteremo parecchie foglie secche.
Trattandosi di rettili omeotermi il loro metabolismo è connesso alla temperatura esterna, quindi circa alla fine di settembre andranno in letargo per svegliarsi alla fine di marzo inizio aprile; questi sono gli appuntamenti che necessitano di una visita veterinaria, in primis per accertare se una tartaruga ha sufficienti risorse ed è nelle condizioni di superare il letargo e poi al risveglio per verificarne lo stato nutrizionale, la disidratazione e l’assenza di patologie connesse alle diminuite difese immunitarie (riniti, congiuntiviti, ecc.); sarà questa l’occasione per un esame coprologico che escluda presenze parassitarie che possono essere veicolate alle tartarughe mantenute all’aperto da ospiti intermedi e vettori selvatici occasionali.
Per il mantenimento in casa delle tartarughe non in grado di superare indenni un letargo e per le tarte baby, per le quali si consiglia al primo anno di non assecondarne il letargo, si dovrà predisporre un terrario con fonte di calore che manterremo a 24°C  più una lampada emettente raggi UVA+UVB indispensabile per l’attivazione della vitamina D ed il fissaggio del calcio nelle ossa.
Le tartarughe acquatiche e palustri hanno invece altre esigenze: è opportuno farle vivere in un acquaterrario riscaldato a 24°C provvisto di filtro per la depurazione dell’acqua, nonché di una sorgente luminosa e di una lampada emettente UVA+UVB.
Le specie più diffuse appartengono al genere Graptemys, Pseudemys e Trachemys. Si tratta di tartarughe carnivore od onnivore, nella cui dieta non dovrebbero entrare alimenti provenienti dagli animali a sangue caldo, quindi andranno bene pesciolini, molluschi, crostacei, ma anche vegetali poiché con l’avanzare dell’età la dieta diventa più vegetariana. Esistono specifici mangimi per le tartarughe palustri appositamente studiati per soddisfare le esigenze legate alle differenti età e integrati con minerali per ovviare anche in queste tartarughe la comparsa della MOM.

L’errore più frequente commesso dai proprietari, spesso indirizzati dal negoziante privo di conoscenze precise, è una alimentazione prevalente a base di gamberetti.
Questi sono ben appetiti dalle tartarughe, ma poveri di minerali e troppo proteici, l’esoscheletro del gamberetto è infatti costituito da chitina formato per il 35-50% da proteine e zuccheri (proteoglicani), il tenore alto di proteine stimola una accelerata crescita non accompagnata ad un adeguato deposito minerale; ciò associato alla carenza di Vitamina A porta a manifestazioni patologiche connesse all’apparato respiratorio ed oculocongiuntivale.
Le tartarughe più giovani sono le più vulnerabili; manifesteranno i primi malesseri con anoressia, dispnea, rinite, emissione di muco schiumoso, lacrimazione, rigonfiamento del bulbo oculare, congiuntivite, ecc. tali sintomi non devono essere sottovalutati, richiedendo un trattamento antibiotico specifico e tempestivo.

Purtroppo non esistono sul mercato italiano medicinali specifici per rettili e bisogna ricorrere a farmaci non specifici destinati alla medicina umana o ad altre tipologie di animali con prescrizioni in deroga e difficoltà di applicazione della posologia da parte del proprietario.
Ben diversa la situazione in altre nazioni come Germania, Olanda, Austria o Svezia dove da anni la commercializzazione di medicinali destinati alle nuove specie d’affezione (NSA) non richiede l’AIC, ma una semplice comunicazione dei principi attivi contenuti e dell’officina di produzione autorizzata secondo le norme europee; l’autorizzazione si basa, quindi, sul silenzio assenso. E’ ovvio che nei Paesi citati i medicinali specifici per rettili e altri animali da terrario, pesci d’acquario, uccelli da gabbia e da voliera, piccioni viaggiatori, piccoli roditori, furetti e conigli da compagnia, sono ampiamente presenti e soddisfano le specifiche esigenze terapeutiche.
La recente procedura semplificata per l’AIC di medicinali veterinari destinati alle NSA non è sufficiente ad incentivare le aziende produttrici ad impegnare risorse per ottenere registrazioni sul mercato italiano di farmaci destinati a tali animali. Quindi, in assenza di specifici medicinali, il privato non ha altre strade se non acquistare (con propria discrezionalità del trattamento terapeutico e della posologia) oltralpe personalmente o tramite ordinazione on line presso un pet shop il medicinale occorrente.
E’ auspicabile quindi una procedura semplificata più snella ed una documentazione meno onerosa, che abbinata a tariffe più contenute susciti l’interesse delle aziende produttrici a richiedere l’AIC di specifici farmaci per le tartarughe e le altre nuove specie d’affezione.

Tratto da Aisa NewsLetter