Le uova prodotte dalla società Hampton Creek contengono piselli, semi di girasole, olio di colza: nulla che venga da una gallina. La carne di Beyond Meat è fatta soprattutto di soia, ma presto conterrà anche orzo e semi di mostarda. Anche qui, solo sostanze vegetali. Non è da ieri che l’industria alimentare cerca succedanei mentre gli hamburger vegetali sono nei menù vegetariani ormai da molti anni.
Ma dalle piccole nicchie alimentari, ora si passa al cambiamento dei consumi di massa per esigenze oggettive di una domanda che esplode e per l’impegno di alcuni campioni delle tecnologie digitali che, dopo aver rivoluzionato le nostre vite con computer, Internet e le reti sociali, hanno deciso di occuparsi anche della nostra tavola. Lanciando una crociata alimentare che farà storcere il naso a molti, ma che ha una sua logica di tutela ambientale e uso ragionevole delle risorse.
A guidare la crociata è, ancora una volta, Bill Gates che, trasformatosi in filantropo, prima ha combattuto l’Aids in Africa, poi ha lanciato una campagna a favore dei cereali geneticamente modificati: demonizzati dagli ambientalisti, per lui sono, invece, l’arma più efficace per sfamare i popoli più poveri. Adesso Gates lancia sul suo blog un progetto chiamato «The Future of Food» rivolgendosi a tutti, e soprattutto ai Paesi ricchi che consumano enormi quantità di carni, proteine e sale. Insano e insostenibile, spiega il fondatore di Microsoft: negli ultimi vent’anni il consumo di carne è raddoppiato e la domanda raddoppierà di nuovo da qui al 2050. Ma non si può andare avanti così, visto che già oggi gli allevamenti di carne, oltre a essere una fonte primaria dell’«effetto serra», consumano cibo (soprattutto mais e soia) sufficiente a sfamare un miliardo e 400 milioni di persone in un mondo nel quale, pur con tutti i progressi degli ultimi decenni, ancora oggi si contano ogni giorno 16 mila morti per fame.
La soluzione provano a offrirla, oltre alle «multinazionali del sapore» delle quali il Corriere si è occupato qualche tempo fa, le start up delle tecnologie alimentari dietro le quali ci sono le stesse società di venture capital che hanno fatto crescere le industrie digitali della Silicon Valley. Come la Kleiner Perkins e la Khosla Ventures che finanziano una dozzina di aziende del «cibo finto»: dalle uova di Hampton Creek, a Nu-Tek che sostituisce, in parte, il sale col potassio, mentre la carne vegetale di Beyond Meat è il risultato di un investimento dei due fondatori di Twitter, Evan Williams e Biz Stone.
A molti verranno i brividi, ma probabilmente differenziare le produzioni, creare alternative per i consumi di massa, è l’unico modo per continuare ad avere anche la scelta di cibi tradizionali prodotti in modo sostenibile.
Del resto i nuovi prodotti sono già nella catena alimentare: negli Usa il pollo finto si può comprare nei supermercati Whole Foods, mentre le uova vegetali di Hampton Creek sono tra gli ingredienti usati da alcune multinazionali del cibo. Che, però, preferiscono restare in incognito.