Che gli attacchi al bestiame fossero portati soprattutto da lupi e leopardi delle nevi lo aveva già smentito a maggio uno studio dell’Ashoka trust for research in ecology and the environment, secondo il quale «I cani sono tra i migliori predatori di bestiame nella regione dell’Himalaya superiore e hanno ucciso più animali da fattoria dei leopardi delle nevi e dei lupi». Quindi, nell’Himalaya indiano sono in realtà i cani (Canis lupus familiaris) a causare la maggior parte delle perdite di bestiame, pari a 1.200.000 rupie, rispetto a un milione di rupia di danni provocati dai leopardi delle nevi (Panthera Uncia) a alle sole 150.000 rupie dei lupi (Canis himalayensis).
Secondo l’Hindustan Times, «La valle dello Spiti nell’Himachal Pradesh è diventata un importante terreno di caccia per i cani a causa dell’aumento della popolazione umana, dell’aumento del numero di turisti, dei ristoranti e degli alberghi, l’assenza di un adeguato sistema di gestione dei rifiuti e l’esplosione della popolazione canina»,
Insomma, per colpa dell’uomo – che invece perseguita lupi e leopardi delle nevi – i cani si sono diffusi in diversi villaggi remoti e pascoli d’alta quota, minacciando non solo il bestiame ma anche altri animali selvatici come i bharal o naur (Pseudois nayaur), gli stessi leopardi delle nevi e le volpi (Vulpes bengalensis) «Questo alto livello di conflitto può interrompere i benefici per le comunità provenienti dai programmi di conservazione e minare potenzialmente gli sforzi di conservazione nella regione attraverso una serie di effetti a cascata – dicono I ricercatori indiani e ricordano che «I canidi sono i terzi mammiferi predatori invasivi più dannosi al mondo dietro a roditori e gatti. I cani hanno contribuito all’estinzione di 11 specie di vertebrati e rappresentano una minaccia per almeno 188 specie minacciate in tutto il mondo».
Ora il nuovo studio “Canine Conundrum: domestic dogs as an invasive species and their impacts on wildlife in India” pubblicato su Animal Conservation da Chandrima Home, dell’Ashoka trust for research in ecology and the environment e della Manipal University, Yash Veer Bhatnagar di Nature conservation foundation e dello Snow Leopard Trust e Abi Tammim Vanak del Ashoka Trust, dell’University of KwaZulu-Natal, Westville de del Wellcome Trust/DBT India Alliance Programme, conferma ed estende l’allarme: «I cani domestici sono sempre più riconosciuti come una minaccia di conservazione per le specie autoctone. In molti luoghi, il loro impatto può essere grave quanto quello di altri predatori invasivi come gatti e ratti».
Il nuovo studio è la prima valutazione a livello sub-continentale dell’impatto dei cani sulle specie autoctone in India ed è stato attuato attraverso un sondaggio online di informatori chiave e articoli e rapporti pubblicati sui media nazionali. Ne è venuto fuori che «I cani hanno attaccato 80 specie, 31 delle quali erano nella Lista rossa delle specie a rischio di estinzione, comprese quattro specie in pericolo di estinzione».
Vengono segnalati attacchi di branchi di cani a mammiferi di grossa raglia, sia ungulati che carnivori, ma i ricercatori avvertono che questo potrebbe essere un dato falsato dal fatto che chi segnala di solito si accorge di attacchi di questo tipo e non di altri.
Comunque, lo studio sottolinea che «Circa il 68% degli attacchi sono stati effettuati da cani non accompagnati da esseri umani. La maggior parte degli attacchi sono stati effettuati da branchi di cani con il 45% di questi attacchi che hanno portato alla morte della preda. Quasi il 48% degli incidenti sono stati segnalati dentro e intorno alle aree protette per la fauna selvatica, suggerendo che in India i cani hanno un importante effetto collaterale su larga scala intorno alle aree protette. Per le specie in grave pericolo di estinzione che stanno già soffrendo di un grave declino della popolazione dovuto ad altre cause, l’impatto dei cani può seriamente ostacolare gli sforzi di recupero della popolazione».
Ma attenuare gli impatti dei cani randagi o incustoditi sulla fauna selvatica richiede un approccio su più fronti da parte dei proprietari dei cani, impedendo ai cani domestici di vagare indisturbati e con misure di controllo della popolazione – a partire dalla sterilizzazione . soprattutto nelle vicinanze di aree protette o riserve naturali.
Anche per Snow Leopard Conservancy «Si tratta di un problema a livello mondiale che non riguarda solo gli animali selvatici, ma anche gli animali domestici e gli esseri umani. I cani sono predatori, ma anche portatori di malattie come il cimurro canino che possono avere effetto sui felini e su altre specie di canidi e la rabbia, che è trasmissibile agli esseri umani. L’ ironia della cosa è che, attraverso gli sforzi di conservazione, i cani spesso sono impiegati per proteggere le greggi di pecore, capre e bovini domestici dai predatori selvatici come i leopardi e i lupi. Ma quando questi cani vengono abbandonati e lasciati a badare a se stessi, come un predatore affamato, possono trasformarsi per diventare cacciatori dell’animale che erano stati allevati per proteggere. E, per peggiorare le cose, sono anche in competizione con predatori selvatici per prede selvatiche. Questo complicato problema minaccia tutti gli ecosistemi. Quindi, gli ambientalisti cercano di gestire e ridurre queste popolazioni di cani selvatici attraverso programmi come il Tnr ( (trap, neuter, release) che comprendono anche vaccinazioni per il cimurro e la rabbia».