Sia che venissero adorati come divinità o utilizzati come semplici cacciatori di topi, il rapporto tra gatti ed esseri umani risale alla notte dei tempi ed è stato lungo il cammino per arrivare ai 500 milioni di gatti domestici che vivono in tutto il mondo e che discendono tutti da una singola sottospecie di gatto selvatico il Felis silvestris lybica. Ma il nuovo studio “Earliest “Domestic” Cats in China Identified as Leopard Cat (Prionailurus bengalensis)”, pubblicato su PlosOne da un team sino-francese-britannico, racconta la storia di una seconda e più recente domesticazione avvenuta in Cina.
La maggior parte degli archeologi ritiene che i gatti siano stati i addomesticati più di 10.000 anni fa, quando si resero conto che potevano cacciare prede facili nei granai neolitici, così gli agricoltori fecero volentieri spazio a questi piccoli felini che li liberavano dai topi e gli insediamenti umani attrassero sempre più gatti. Solo dopo un po’ di tempo gli esseri umani hanno cominciato a prendersi cura dei gatti, fino ad arrivare alla gatto-mania moderna nei Paesi occidentali.
Ma gli scienziati europei e cinesi hanno scoperto diverse ossa di un piccolo felino, il gatto leopardo (Prionailurus bengalensis) vicino a Quanhucun, un villaggio agricolo della Cina centrale, che risalgono a 5.300 anni fa e l’analisi chimica dei reperti ha dimostrato che questi felini probabile sopravvivevano grazie a una dieta a base di roditori che probabilmente cacciavano d nei depositi di miglio di Quanhucun
Gli scienziati hanno scoperto anche alcuni indizi di una possibile domesticazione: in base all’ usura dei denti, uno degli esemplari sembrava molto più vecchio degli altri, facendo pensare che qualcuno si fosse preso cura di un animale ormai così anziano da non riuscire più a sopravvivere in natura. Inoltre gli scheletri di gatti leopardo trovati a Quanhucun sono tutti leggermente più piccolo rispetto ai Prionailurus bengalensis che vivono in natura ed uno di loro è stato chiaramente sepolto, tanto che è stato trovato lo scheletro completo.
Secondo il principale autore dello studio, Jean-Denis Vigne, del Muséum National d’Histoire Naturelle dell’università della Sorbonne,«E’ la prova di un trattamento speciale. Anche se quello che stiamo vedendo qui non è un addomesticamento completo, è una intensificazione dei rapporti fra i gatti e gli esseri umani».
I gatti “addomesticati” cinesi erano quindi una specie completamente diversa da quella dei nostri moderni gatti domestici, cacciatori soprattutto di scatolette e croccantini, ma che tornano ad essere letali killer della piccola fauna selvatica non appena econo dall’uscio o dalla finestra di casa. Le due spoecie non hanno mai avuto rapporti fino a che gli uomini nregli anni ’60 hanno creato una nuova razza domestica chiamata gatto del Bengala, facendo accopèpiare il gatto leopardo con il nostro gatto domestico. I gatti leopardo di Quanhucun potrebbero essere stati parzialmente addomesticati, ma poi avrebbero scelto la vita libera ed hanno abbandonato l’area dopo l’introduzione del gatto domestico. Infatti, gli attuali gatti domestici cinesi discendono anche loro dal Felis silvestris lybica
Se questa ipotesi si rivelasse vera, i gatti sarebbero la seconda specie, dopo i maiali, ad essere stata addomesticata due volte. La zooarcheologa Fiona Marshall, che ha contribuito a scoprire le ossa ma non ha patecipato alla redazione dello studio, questo potrebbe far pensare che i nostri antenati potrebbero non aver avuto l’intenzione precisa di addomesticare i gatti ed altri tipi di animali, come i ricercatori pensavano fino ad ora.
Su Science, Marshall Grimm scrive che «Si tratta di un lavoro molto importante che dovrebbe avere un grande impatto. Questo è il leading edge di un cambiamento nel modo di pensare i processi di addomesticamento».
Tratto da
del 01 Febbraio 2016