L’aspetto centrale delo studio “Cranial volume and palate length of cats, Felis spp., under domestication, hybridization and in wild populations” pubblicato recentemente su Royal Society Open Science da Raffaela Lesch, Kurt Kotrschal e W. Tecumseh Fitch, dell’Universitāt Wien, e da Andrew C. Kitchener e Georg Hantke, del National Museums Scotland, era quello di replicare gli studi di Paul Schauenberg nel 1969 e Helmut Hemmer nel 1972 sulle dimensioni del cervello nei gatti, un risultato fondamentale nel campo della ricerca sull’addomesticamento. :
La Lesch spiega che «Le dimensioni ridotte del cervello sono una delle caratteristiche più coerenti, ma difficili da spiegare, osservate negli animali domestici rispetto ai loro antenati selvatici. Il nostro obiettivo era quello di valutare se questi risultati precedentemente riportati, di cervelli più piccoli nei gatti domestici rispetto ai gatti selvatici, avrebbero ancora resistito ad un dataset assemblato e curato utilizzando le conoscenze scientifiche odierne».
Il campo della ricerca sull’addomesticamento si sta evolvendo rapidamente, ma molte o la maggior parte delle ipotesi potenzialmente in grado di fornire una spiegazione unificante della “sindrome dell’addomesticamento” (per esempio orecchie flosce, chiazze di pelo bianco, cervelli più piccoli, muso più corto) sono almeno in parte basate su vecchi studi. La leader del team di ricerca evidenzia che «Gran parte della letteratura che confronta animali selvatici e domestici è di difficile accesso o potrebbe presentare problemi metodologici. Dobbiamo impegnarci a replicare le vecchie scoperte per approfondire il campo della ricerca sull’addomesticamento e per vedere se le ipotesi, come l’ipotesi della sindrome della cresta neurale/addomesticamento di Wilkins e colleghi, sono costruite su solide basi».
Seguendo questa strada il team di ricercatori ha scoperto che «I gatti domestici sperimentano una riduzione delle dimensioni del cervello rispetto alla loro specie antenata, il gatto selvatico nordafricano. Gli ibridi di gatti domestici e gatti selvatici europei hanno volumi cerebrali che si raggruppano tra quelli della loro specie madre. Nel complesso, i nostri risultati sulla dimensione del cervello nei gatti confermano i risultati degli studi precedenti. Inoltre, abbiamo anche esaminato una potenziale riduzione della lunghezza del muso, che è un’altra caratteristica comune descritta nel contesto della “sindrome dell’addomesticamento”. Tuttavia, i nostri dati non hanno indicato una riduzione della lunghezza del muso nei gatti domestici; l’addomesticamento non sembra aver influenzato la lunghezza del muso nei gatti».
I ricercatori prevedono di continuare a replicare questi vecchi studi, non solo per i gatti, ma anche per altre specie domestiche: «L’inclusione di nuove misurazioni aggiuntive nel flusso di lavoro di replica dei vecchi risultati potrebbe anche fornire ulteriori informazioni preziose».
La Lesch conclude; «Nel contesto della ricerca sull’addomesticamento, è fondamentale replicare questi studi più vecchi poiché sono alla base di molte ipotesi attualmente dibattute. Ciò vale anche nel quadro più ampio della scienza. Per contrastare i fattori che portano alla crisi della replicazione, specialmente negli studi storici, dobbiamo impegnarci a stabilire che le nostre scoperte di base sono solide e replicabili. Le repliche a volte sembrano avere la reputazione di essere noiose, semplici e non richiedono molte abilità. Non sono assolutamente d’accordo. Replicare un vecchio studio, incorporandolo e visualizzandolo attraverso la lente della conoscenza odierna, è stato molto più intrigante e stimolante di quanto si possa pensare all’inizio. Rimanere fedeli a una replica reale, adattando allo stesso tempo lo studio agli standard scientifici attuali, è stata un’esperienza interessante».