Il nostro Paese, assieme a Francia, Germania Gran Bretagna e Stati Uniti è uno dei maggiori importatori di pellicce di cani e gatti, che servono a guarnire interni di scarpe, bordare capi di abbigliamento e accessori vari.
Ebbene si! Il nostro amico fidato ce lo “indossiamo”!
In Paesi come la Cina, Thailandia, Corea e Filippine cani di tutte le razze, ma anche meticci, gatti di strada o allevati per l’occasione, vengono uccisi per poi essere esportati in tutto il mondo. Infatti, pare che siano circa dieci milioni i cani e gatti che sono uccisi all’anno in questi Paesi per poter poi utilizzare le loro pelli e pellicce.
Gli animali, vengono detenuti in condizioni spaventose, allevati, per lo più nel nord della Cina, dove il clima più freddo ne migliora la qualità e lo spessore del “prodotto”. Agli animali, vengono poi recisi i grossi vasi delle zampe, e li si fa dissanguare lentamente affinché, grazie alla scarica d’Adrenalina gli si rizzi il pelo e lo si renda più lucido e duro! Ultima fase, il cane è scuoiato ancora vivo! I gatti, mentre, si preferisce impiccarli con un cappio di ferro.
Ogni anno nel mondo vengono “ammazzati” 10 milioni di animali domestici per farne pellicce. Un gatto vale da 1 a 4 euro. Un pastore tedesco 10 euro. Per confezionare una pelliccia servono dai 18 ai 24 gatti. per quelle di cane si arriva ai 12 animali.
Da anni le Associazioni Ambientaliste seguono la pista Asiatica per arrivare alla cattura dei carnefici, ma il problema più grosso non è l’Asia, bensì l’Europa. Quando la merce vi arriva, infatti, è molto più difficile riconoscerla, tutto dipende dalla concia, dal taglio e dalla tintura che gli viene fatta. Il metodo più sicuro è l’analisi del Dna, ma è impensabile poterlo fare al momento dell’acquisto, perché molto costoso e certamente non si può fare su di un banco di vendita.
Il pensiero che un animale come il nostro cane o gatto possa divenire parte di una pelliccia o semplicemente il collo di un cappotto, addirittura è un fatto che va oltre la nostra immaginazione e che va a scuotere le nostre coscienze.
Tutto ciò è avallato dall’industria della pellicceria che tenta di mantenerlo nascosto, grazie ad un sistema d’etichettatura forviante e per nulla attendibile. Quella di “Gae Wolf” ad esempio è una pelliccia per giacche e cappotti molto popolare in Germania. Ma quasi nessuno sa che il bel cappotto che indossa è fatto con un esemplare di “Rin Tin Tin” o di “Commissario Rex”, cioè proprio quello che ama di più, il Pastore Tedesco!
COME SONO ETICHETTATE COMUNEMENTE
LE PELLICCE DI CANE E GATTO
LE PELLICCE DI CANE |
LE PELLI DI CANE |
Gae Wolf |
Special skin |
Sobaki |
Lamb skin |
Asian Jakal |
Mountain goat skin |
Gou-pee | Sakhon Nakhon lamb skin |
Goupee |
LE PELLICCE DI GATTO |
Kou pi |
Housecat |
Loup d’Asiae (wolf of Asia) |
Wild cat |
China wolf |
Goyangi |
Mourmasky |
Katzenfelle |
Asiatic raccon dog |
Mountain cat |
Pemmen wolf |
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Gubi |
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Asian wolf |
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Dogues du China | |
Corsac fox |
La LAV (Lega Italiana Antivivisezione) ed altre associazioni ambientaliste si sono fatti promotrici di numerose iniziative contro l’uso e la commercializzazione delle pellicce ed hanno sollecitato il recepimento ed l’approvazione delle Direttive Comunitarie da parte del Governo Italiano di un decreto che finalmente dal 1 aprile 2010 è entrato in vigore.
Si tratta del D.Lgs.vo 15 marzo 2010, n.47 (G.U. n.75 del 31/03/2010), che rafforza e completa la Legge del 2004 (n. 189 art. 2) ed è rivolto a chi importa, esporta o commercializza pellicce o materiali contenenti pellicce di cani e gatti. nel caso in cui non venga rispettato tale divieto vi sarà una condanna penale, da tre mesi ad un anno o con l’ammenda da 5mila a 100mila euro, oltre alla confisca e distruzione del materiale a proprie spese.
“Quando vedo una signora in pelliccia mi pare sempre di incontrare un cane senza padrone”
Margherite Yourcenar dal libro Colpo di grazia