Il processo decisionale del Medico Veterinario è stato analizzato in tremila professionisti di tutti i settori e in tutta Europa. E l’Italia?
La letteratura e l’esperienza sono i fattori più importanti, ma nessuna fonte di informazione viene trascurata, così come nessuna è veramente quella decisiva. E’ quanto emerge dalla consultazione promossa dalla Federazione dei Veterinari Europei (FVE), EMA e HMA e ora pubblicata su Veterinary Records.
Su 3.004 compilazioni, è risultata bassissima la partecipazione dei medici veterinari italiani (55 su 27mila, dato nazionale di riferimento dell’indagine). Molto più attivi e propositivi i Colleghi tedeschi, francesi, spagnoli e inglesi. Ma gli orientamenti si avvicinano a quelli degli italiani, specie del settore zootecnico, dove una parallela e concomitante indagine nazionale, condotta da SIVAR, ha messo in evidenza molte analogie nel comportamento prescrittivo.
L’indagine europea– Nel processo decisionale del medico veterinario prescrittore entrano in gioco il rischio di sviluppo di resistenza, ma anche la facilità di somministrazione. La maggior parte dei professionisti europei tiene in considerazione le raccomandazioni per un utilizzo responsabile, ma i test di sensibilità registrano frequenze diverse fra i settori e i fra i Paesi. I medici veterinari europei dichiarano di ricorrervi soprattutto quando c’è stato un fallimento nel trattamento, e ne vorrebbero di migliori, rapidi e meno costosi.
L’indagine mette in guardia dal considerare i risultati come definitivi, anche in ragione dell’interdipendenza dei fattori decisionali, nessuno dei quali gioca un ruolo veramente dominante. I risultati vanno presi come tendenziali e punto di partenza per una discussione più consapevole, organizzata e guidata all’interno della professione veterinaria, che risente di una mancanza di coordinamento strategico su scala europea.
Tabella dei fattori che influenzano la prescrizione veterinaria di antibiotici
L’indagine nazionale SIVAR– Una consultazione condotta nei primi mesi dell’anno da SIVAR, attraverso il portale www.veterinariodifiducia.it, ha evidenziato numerose affinità fra i pareri dei veterinari italiani e quelli europei, nei comportamenti prescrittivi sugli animali da reddito (66% circa nei bovini da latte).
Si ricorre agli antimicrobici soprattutto per la terapia delle mastiti, prescrivendo fra le 10 e le 30 ricette al mese. I veterinari sanno stimare il quantitativo di antimicrobici corrispondente alla frequenza di prescrizione, si preoccupano di stabilire il peso dell’animale in trattamento per stabilire la dose appropriata e affidano “totalmente” la scelta di un particolare antimicrobico al proprio giudizio clinico. La letteratura scientifica è la fonte che influenza di più; a grande richiesta, si avverte la necessità di linee guida. Test di sensibilità? A volte. Come i Colleghi Europei, i buiatri italiani vi ricorrono per inefficacia della terapia antimicrobica iniziale.
Dal questionario italiano- in analogia con i risultati europei- emerge l’autonomia decisionale del medico veterinario buiatra che – non solo si affida soprattutto al proprio giudizio clinico- ma nella prescrizione di un antibiotico compie una scelta “totalmente autonoma”.
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