L’ESPOSIZIONE AI PESTICIDI DANNEGGIA IL CERVELLO DELLE API: GRAVI RISCHI PER GLI IMPOLLINATORI

Ape-fioreSi susseguono ormai le prove che i pesticidi utilizzati comunemente provocano grossi danni alle api ed agli altri insetti impollinatori: l’ultima arriva da oltremanica, dove i  ricercatori britannici hanno scoperto che i neonicotinoidi e di coumaphos – un acaricida utilizzato per il controllo della Varroa jacobsoni, un parassita che attacca l’Apis mellifera – interferiscono con la capacità delle api di imparare e ricordare e che l’esposizione a queste sostanze abbassa la loro attività cerebrale, soprattutto quando i due pesticidi vengono utilizzati insieme.

La ricerca è dettagliata in due articoli. Nel primo Cholinergic pesticides cause mushroom body neuronal inactivation in honeybees, pubblicato su Nature Communications, un team della Division of neuroscience, medical research nstitute, Ninewells medical school dell’università di Dundee e del Centre for behaviour and evolution, Institute of neuroscience dell’università di Newcastle sottolinea che «I pesticidi che hanno come target la neurotrasmissione colinergica sono molto efficaci, ma il loro uso è coinvolto nel declino della popolazione di insetti impollinatori. Le api sono esposti a due classi diffuse di pesticidi neonicotinoidi (colinergica: agonisti dei recettori nicotinici) e acaricidi organofosfati (inibitori dell’acetilcolinesterasi). Anche se i livelli sub-letali di neonicotinoidi sono noti per interferire con l’apprendimento e il comportamento delle api, la base neurofisiologica di questi effetti non è stato dimostrata». Lo studio, analizzando alcune cellule del cervello delle api hanno dimostrato che «I neonicotinoidi imidacloprid e clothianidin e l’acaricida organofosfatio Coumaphos oxon causano un blocco della depolarizzazione neuronale e di inibiscono le risposte ai nicotinici. Questi effetti sono stati osservati a concentrazioni che si incontrano nelle api bottinatrici e all’interno dell’alveare e che si sommano con l’applicazione combinata».

I ricercatori britannici affermano che «I nostri risultati dimostrano un meccanismo neuronale che può spiegare i deficit cognitivi causati dai neonicotinoidi, e prevedono che l’esposizione a molteplici pesticidi, che ha per target la segnalazione colinergica, provoca una maggiore tossicità negli impollinatori».

The Journal of Experimental Biology  pubblica un altro pezzo dello studio Exposure to multiple cholinergic pesticides impairs olfactory learning and memory in honeybees nel quale Sally M. Williamson e Geraldine A. Wright dell’università diNewcastlepartono dal presupposto che  «I pesticidi sono importanti strumenti agricoli spesso utilizzati in combinazione per evitare la resistenza nelle specie infestanti bersaglio, ma cresce la preoccupazione che il loro uso diffuso contribuisca al declino delle popolazioni di impollinatori». Williamson e Wrigt hanno scoperto che le api esposte a entrambi i pesticidi non erano in grado di imparare e poi ricordare gli odori floreali associati a una ricompensa di nettare, un’abilità indispensabile per le api nella loro ricerca di cibo. Ed evidenziano che «Gli impollinatori mentre cercano il cibo attuano comportamenti sofisticati che richiedono loro di imparare e ricordare le caratteristiche floreali associate al cibo, ma sappiamo relativamente poco sul modo in cui l’esposizione combinata ai pesticidi interessi maggiormente la funzione neurale e il comportamento». Gli esperimenti fatti dalle due ricercatrici dimostrano che «L’esposizione prolungata a concentrazioni realistiche sul campo di neonicotinoidi, imidacloprid, e dell’organofosfato inibitore dell’acetilcolinesterasi, coumaphos, e la loro combinazione ostacola l’apprendimento olfattivo e la formazione della memoria nelle api». 

Le ricercatrici, studiando da vicino le api al lavoro, hanno capito come questi pesticidi influenzino le prestazioni degli insetti durante l’apprendimento dei loro compiti e la loro memoria a breve e lungo termine: «Abbiamo trovato che le api esposte ad imidacloprid, coumaphos, o una combinazione di questi composti, sono meno inclini ad esprimere l’ estensione condizionata della proboscide verso un odore associato alla ricompensa. Api esposte a imidacloprid avevano meno probabilità di formarsi una memoria a lungo termine, mentre le api esposte a coumaphos avevano minore probabilità di risposta solo durante il test a breve termine la memoria dopo il “massed conditioning”.

Durante il test di memoria, sia l’imidacloprid che il coumaphos  che una combinazione dei due composti riducono la capacità delle api di differenziare l’odore “conditioned” da un odore “novel”. I nostri risultati dimostrano che l’esposizione a dosi sub-letali di pesticidi colinergici combinati ostacola seriamente importanti comportamenti coinvolti nella ricerca di cibo, il che implica che il calo demografico degli impollinatori potrebbe essere il risultato di un fallimento della funzione neurale di api esposte ai pesticidi nei territori agricoli».

Recentemente, dopo un rapporto della prudentissima European food safety authority, anche la Commissione europea ha chiesto una moratoria temporanea sull’utilizzo dei neonicotinoidi, che comporterebbero un grave rischio per gli impollinatori. Ma 14 dei 27 Paesi dell’Ue, compresa la “verde” Germania, si sono opposti al divieto opposto e la proposta di moratoria è stata rinviata.

Gli scettici si fanno forti di un altro studio Effects of neonicotinoid seed treatments on bumble bee colonies under field conditions della  Food and environment research agency (Fera) del Department for environment, food and rural affairs (Defra) della Gran Bretagna, era arrivato alla conclusione opposta: «Non c’è alcun legame tra la salute delle api e l’esposizione ai neonicotinoidi», ma lo studio Della Fera riguarda i bombi che vivono ai bordi dei campi trattati con sostanze chimiche. Per Ian Boyd, chief scientist del Defra, «Le decisioni sull’uso dei neonicotinoidi devono essere basate  su solide conoscenze scientifiche. I risultati dello studio Fera sui bombi suggeriscono che la portata dell’impatto potrebbe non essere alta come alcuni studi avevano suggerito. Sono  necessari ulteriori dati basati su test più realistici sul campo».

Christopher Connolly, dell’università scozzese di  Dundee, ribatte su Bbc News Science & Environment:«Abbiamo trovato che i  neonicotinoidi provocano un’immediata iper-attivazione,  quindi un’attività di tipo epilettico, questo viene preceduto da un’inattivazione neuronale, nella quale il cervello va in quiete e non possono comunicare più Gli stessi effetti si sono  verificati quando abbiamo usato gli organofosfati. E se li abbiamo usati insieme, l’effetto è stato additivo, aumentando così la tossicità: l’effetto era maggiore quando erano presenti entrambi».

Secondo Julian Little, communications and government affairs manager della Bayer Crop Science Limited, che produce diversi dei pesticidi incriminati ha detto che «I risultati di laboratorio basati su studi non devono essere automaticamente estrapolati sul  campo. Se prendi un insetticida e si dà direttamente a un insetto, posso garantire che avrà un effetto.  Non sono affatto sorpreso che sia questo ciò che si vede. Quello che è veramente importante è vedere ciò che accade in situazioni reali. Nei campi reali, in colonie di api reali, in veri e propri alveari, con apicoltori reali».

La Williamson è molto preoccupata da questo tipo di atteggiamento delle multinazionali, perché l’impatto dei pesticidi sul cervello delle api «Implicherebbe che le api sono in grado di foraggiarsi in modo meno efficace, sono meno in grado di trovare e imparare e ricordare e poi comunicare ai loro compagni dell’alveare quali sono e dove sono le buone fonti di polline e nettare. Le  compagnie  che producono pesticidi dovrebbero prendere in considerazione questi risultati nel valutare la sicurezza delle sostanze chimiche. Al momento, i test iniziali di tossicità api danno alle api una dose acuta e poi vedono se muoiono. Ma dato che le api hanno queste complesse attività di apprendimento, sono animali molto sociali e hanno un complesso repertorio comportamentale, quindi non hanno bisogno di non morire per non essere colpite».

Tratto da Logo greenreport.itdel 29 Marzo 2013