Sanofi e Drugs for Neglected Diseases initiative (DNDi) hanno annunciato un accordo di collaborazione di tre anni per la ricerca di nuovi trattamenti per nove malattie tropicali, considerate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra quelle che necessitano urgentemente di nuovi ed efficienti strumenti per il trattamento di pazienti nei Paesi endemici.
In particolare l’accordo riguarda le malattie da cinetoplastidi (leishmaniosi, malattia di Chagas, malattia del sonno), le infezioni elmintiche (filariosi linfatica, oncocercosi, elmintiasi trasmessa via terreno) e dracunculiasi, fascioliasi e schistosomiasi. L’accordo prevede che Sanofi apporterà alla partnership le molecole del proprio portfolio e, in un secondo momento, collaborerà con DNDi all’attività di ricerca su nuove molecole. Nucleo centrale dell’accordo è una gestione innovativa della proprietà intellettuale generata dalla collaborazione. Sanofi e DNDi saranno co-proprietari dei diritti derivanti dalla ricerca e faciliteranno la pubblicazione dei risultati, allo scopo di assicurare un’ampia diffusione alla comunità scientifica che si occupa di malattie tropicali dimenticate (NTDs).
“Con questo nuovo accordo con DNDi, Sanofi ha fatto un importante passo verso una maggiore flessibilità nella condivisione delle conoscenze necessarie alla produzione di nuove medicine”, ha affermato Elias Zerhouni, Presidente Global Research & Development di Sanofi.“Questo accordo è una pietra miliare nell’accesso a quelle molecole che possono aiutare nella lotta alle malattie dimenticate” ha aggiunto Bernard Pécoul, direttore generale di DNDi. “Crediamo che questo livello di impegno, nel settore privato, nella collaborazione sulla ricerca finalizzato alla creazione di farmaci adeguati come bene pubblico sia vitale nella risposta ai bisogni delle popolazioni del mondo più vulnerabili. L’accordo con Sanofi – ha aggiunto – autorizza DNDi a continuare a fare ricerca in modo più efficiente per i pazienti che ne hanno maggior bisogno. Noi raccomandiamo e incoraggiamo questo tipo di impegno”.
FONTE: quotidianosanita.it