Nel mondo esistono realmente milioni di specie di esseri viventi, tra batteri, funghi, protozoi, virus, alghe, insetti, piante e animali ma l’uomo non ci fa caso. Ci sono dei piccoli esseri viventi che la natura ha deciso di decorare con il radioso e sgargiante giallo e il profondo nero, esseri dotati di un piacevole ronzio che, purtroppo, sta venendo ignorato.
Stiamo parlando delle api che si librano leggere nel cielo, che passano, ormai rare, durante la pausa pranzo nel parchetto dove si consuma fugacemente un panino senza gustarne i sapori oppure api che volano vicino al terrazzo la domenica mattina quando ci si ricorda di annaffiare la piccola pianta dal fiore colorato dopo una grigia settimana passata a lavorare.
Gli umani dipendono in larga parte dagli insetti impollinatori e in particolare dalle api per poter sopravvivere: infatti, le api operaie si occupano dell’impollinazione della maggior parte dei vegetali comunemente coltivati. Nel caso non esistessero le api e gli insetti impollinatori l’umanità soccomberebbe molto facilmente nel giro di uno o due anni.
Circa l’80% delle piante coltivate nelle zone temperate come l’Europa e il Nord America e il 95% delle piante tropicali coltivate in Africa e nel Sud America vengono impollinate dagli animali e principalmente dalle api e dagli insetti impollinatori. Parlando di numeri circa 300mila specie di piante necessitano di impollinazione da parte delle api su 352mila specie di piante che producono fiori. La torta di mele o la zucca al forno che riscalda i freddi mesi invernali, o la macedonia di fragole o l’insalata di pomodori o ancora l’anguria che rinfresca i caldi mesi estivi non si potrebbero gustare senza le api a impollinare le piante da cui provengono tali frutti.
Il meccanismo dell’impollinazione è semplice, l’ape arriva vicino a un fiore il quale produce nettare e polline, preleva il nettare e/o il polline e lo riporta all’alveare per conservarlo come scorta di cibo per l’inverno, intanto un po’ di quel polline le finisce sulle zampe e sull’addome. Quando l’ape si posa su un altro fiore, il contatto del polline dell’uno con gli organi sessuali dell’altro permetterà al fiore di generare dei frutti che produrranno semi che genereranno altre piante, le quali produrranno altri fiori che necessiteranno dell’intervento degli impollinatori per ricominciare questo ciclo.
Negli ultimi 50 anni oltre il 50% del numero delle api è diminuito a causa dell’intervento dell’uomo, principalmente per l’utilizzo smodato di pesticidi. In particolare di neonicotinoidi, derivati chimici della nicotina, altamente nocivi per le api che vengono condotte alla morte ingerendo nettare che li contiene, confondendo il materiale polverulento con il polline e abbeverandosi da pozze contaminate da tale sostanza.
Un altro enorme problema deriva dal fatto che esiste un acaro estremamente aggressivo che è in grado di distruggere interi alveari in pochi mesi. Stiamo parlando di Varroa Destructor, acaro che mantiene in vita l’ape per cibarsene lentamente, portandola inesorabilmente a indebolirsi e a morire. Negli ultimi anni molti apicoltori in tutto il mondo hanno visto le loro arnie svuotarsi a causa di tale parassita. Ma le difficoltà che vivono le api non sono finite. Si presume che anche l’inquinamento dell’aria causato dai gas di scarico delle automobili e l’inquinamento elettromagnetico generato dai tralicci della corrente elettrica e delle antenne radio possa avere un effetto sulla salute delle api e sul loro orientamento.
La canapa, anche in questo caso, si rivela essere una risorsa, stavolta in grado di venire in soccorso di questi piccoli insetti tanto preziosi per il mantenimento dell’equilibrio dell’ecosistema.
Uno studio condotto dall’Università del Colorado ha evidenziato come la canapa può aiutare a preservare la biodiversità degli impollinatori. Sebbene non sia una pianta da cui le api possono ricavare miele – di fatto è una pianta che non necessita di impollinazione da parte degli insetti -, nei campi di canapa alimentare è presente una consistente quantità di api e insetti impollinatori. Il motivo è semplice: la pianta maschio produce una quantità enorme se non straordinaria di polline. Da un punto di vista di un’ape o di un insetto impollinatore un campo di canapa è un gigante buffet. La fioritura della canapa dura circa 2 mesi, inizia verso fine agosto, quando ormai l’estate volge al termine, e continua per buona parte dell’autunno fino al momento del raccolto, verso la fine di ottobre quando ormai la maggior parte delle piante hanno già fiorito. Nei mesi della fioritura della canapa le api possono attingere a una scorta gigantesca di polline con cui possono cibare la colonia quando ormai le scorte nell’alveare scarseggiano. Inoltre la canapa da uso alimentare, dai cui semi si ottiene l’olio, raramente viene trattata con sostanze contro gli insetti, motivo per cui viene a mancare il pericolo di contaminazione da neonicotinoidi. La canapa quindi risulta essere un buon alleato dell’ecosistema poiché crea delle zone di rifugio per quelle piccole minoranze di insetti che con gli anni stanno rischiando l’estinzione.
Un ulteriore studio condotto dall’Università di Punjab, in India, ha studiato il comportamento delle api in un campo di canapa. Lo studio è stato condotto per conoscere meglio il modo di procurarsi il polline delle piante di canapa durante il periodo in cui, in India, non sono presenti tante piante da cui le api possono attingere. Il risultato è stato inequivocabile: le api sono ghiotte di polline di canapa. Questi insetti visitano in media dai 4 ai 7 fiori al minuto e raccolgono circa 4 milligrammi di polline a viaggio. Considerato che le api presenti in un alveare si aggirano intorno alle 10mila unità, si parla di circa 40 grammi di polline in un solo viaggio. Le api, inoltre, possono arrivare a fare anche centinaia di viaggi al giorno per andare in cerca di cibo: avete idea di che quantitativo stiamo parlando? Lo studio inoltre ha messo in evidenza che le api che si cibano di canapa non presentano comportamenti anomali dovuti al possibile effetto narcotico dei cannabinoidi.
La canapa quindi potrebbe momentaneamente aiutare le api e gli impollinatori minori nei periodi in cui vi è poco polline disponibile e potrebbe risultare una piccola oasi nei paesaggi agrari dove sono presenti molti campi coltivati e pochi boschi. In futuro gli agricoltori dovrebbero essere più consapevoli dell’impatto ambientale dei trattamenti sulle piante con prodotti chimici altamente tossici per la fauna. La ricerca scientifica continua a cercare e creare prodotti per la difesa per le piante che abbiano un minore impatto sull’ambiente. Il futuro, similmente all’addome delle api, potrebbe sembrare buio e nero ma con la consapevolezza e l’impegno da parte delle persone potrà diventare splendete e giallo come la luce del sole.