Con la Laurea in Medicina Veterinaria si può insegnare solo “zootecnia e scienza della produzione animale”. In burocratese scolastico è la “classe di concorso 74/a”. Una penalità incomprensibile alla luce del piano di studi del corso di laurea in medicina veterinaria, adeguatamente all’altezza di altre lauree per insegnare nella scuola media e superiore materie come scienze naturali, geografia o matematica.
Lo sanno bene gli Onorevoli, e medici veterinari, Gianni Mancuso e Rodolfo Viola che oggi annunciano una proposta di legge.
L’iniziativa legislativa era stata propugnata dalla Fnovi che aveva evidenziato come le possibilità di accedere alle cattedre della scuola secondaria potesse allargarsi ad almeno 7 classi di concorso, andando a correggere una incomprensibile distorsione del sistema di reclutamento dei docenti: l’esclusione dall’insegnamento delle scienze degli alimenti per i medici veterinari.
“Dando anche solo una rapida scorsa alle classi di concorso -spiega il presidente della Fnovi, Gaetano Penocchio – balza all’occhio l’esclusione della nostra laurea dalla classe di concorso 57/A-Scienze degli alimenti. Le possono insegnare i laureati in scienze naturali, scienze agrarie, scienze biologiche, farmacia, medicina e chirurgia, scienze e tecnologie alimentari, chimica e tecnologia farmaceutiche, chimica, scienze forestali, scienze della produzione animale. Ma non i laureati in medicina veterinaria”.
Per come oggi il Ministero dell’Università ha disciplinato la materia, ai medici veterinari è possibile insegnare soltanto in tre categorie di istituti: negli istituti tecnici agrari, negli istituti tecnici industriali e negli istituti professionale per l’agricoltura.
“Ho quindi fatto mio un pensiero di FNOVI e delle altre associazioni veterinarie- dichiara Mancuso- sulla necessità di chiedere al Governo di permettere ai giovani veterinari di mettere a frutto le loro conoscenze, impiegandole anche nell’insegnamento. Ampliare le classi di accesso per l’insegnamento ai medici veterinari significa anche l’apertura di una notevole valvola di sfogo occupazionale per la numerosa popolazione veterinaria”.
L’ANMVI si augura che l’iniziativa legislativa sia fatta propria dallo stesso Ministero dell’Università e sfoci nella rapida correzione del Decreto del Ministero della Pubblica Istruzione n. 334 del 24 novembre 1994. Non solo la norma non rende giustizia alla preparazione dei medici veterinari, ma dimostra scarsa considerazione da parte del Miur verso quella formazione accademica che esso stesso disciplina e produce.
Tratto da del 25/02/2011