Sono in molti i consumatori che preferiscono il latte crudo rispetto a quello pastorizzato, perché conserva le sue caratteristiche naturali, con fermenti lattici e una dose superiore di proteine e vitamine. Altri lo scelgono perché ci si può rivolgere direttamente ai produttori accorciando la filiera, riducendo i costi e l’impatto sull’ambiente.
Molti consumatori però sono frenati dall’intraprendere questa scelta, perché il latte crudo è visto come potenziale veicolo di infezioni batteriche.
Ora con il progetto Smartmilk (“A novel system for the treatment of milk based on the combination of ultrasounds and pulsed electric field technologies“), finanziato dall’Ue con 1,1 milioni di euro, questo rischio dovrebbe ridursi praticamente a zero.
Infatti attraverso il progetto è stato sviluppato un trattamento non termico per rendere il latte più sicuro, facendogli conservare allo stesso tempo le sue proprietà naturali. Smartmilk si basa sui risultati ottenuti dall’University College di Dublino, cha ha scoperto come un approccio che combina la termosonicazione con l’uso di un campo elettrico pulsato (Cep) potrebbe essere usato per mantenere il sapore naturale del latte uccidendo allo stesso tempo i batteri pericolosi.
Tra l’altro la termosonicazione potrebbe anche portare a una scadenza del latte prolungata rispetto ai trattamenti tradizionali. Il team di ricerca ha costruito un prototipo di sistema basato sul metodo non termico di trattamento del latte che è stato testato con successo e convalidato in stabilimenti per la produzione del latte.
«La combinazione di ultrasuoni e campi elettrici pulsati rappresenta un’alternativa alle alte temperature nel campo della pastorizzazione dei prodotti liquidi – ha spiegato il coordinatore del progetto Smartmilk, Edurne Gaston Estanga, direttore di tecnologia alimentare alla IRIS in Spagna – le aziende sarebbero in grado di trattare latte, succhi e altri prodotti liquidi senza compromettere il loro sapore e aroma».
Il progetto, concluso nel marzo 2013, ha coinvolto organizzazioni di ricerca e aziende provenienti da Spagna, Irlanda, Regno Unito, Danimarca e Turchia. Questa nuova tecnologia, se sarà ufficialmente approvata, potrebbe aiutare il settore lattiero-caseario dell’Ue, che produce 130 miliardi di litri di latte crudo ogni anno, a diventare più competitivo.