A livello mondiale si sta tentando di costringere i produttori di carne a fare un uso moderato degli antibiotici negli allevamenti di pollame, bovini e maiali.
I Paesi dell’Unione europea, in particolare Olanda e Gran Bretagna, sembrano essere i più sensibili al problema e sono alla testa di chi vuole un utilizzo sostenibile degli antibiotici nella zootecnia, mentre gli Usa si stanno muovendo in maniera contraddittoria ed esitante verso restrizioni simili a quelle dell’Ue, ma le più grandi preoccupazioni ormai vengono dalla Cina, che sembra destinata a ripetere (più rapidamente) gli stessi errori della crescita con i quali fanno i conti i Paesi occidentali. In Cina la produzione e l’utilizzo degli antibiotici è dilagante quanto è veloce l’aumento della produzione di carne: si tratta di un problema è gigantesco, perché la metà di tutti i maiali del mondo vive in Cina, dove l’appetito per la carne di suino cresce insieme all’economia e al benessere.
Per soddisfare le nuove esigenze alimentari del popolo più numeroso del pianeta e in rapida urbanizzazione, così come successo e succede in molti altri Paesi, i produttori di carne di maiale e gli agricoltori cinesi si sono rivolti agli antibiotici e ad altri additivi per i mangimi per tenere sotto controllo le malattie in allevamenti sempre più intensivi, e dove i porci devono crescere sempre più rapidamente.
Nessuno sa davvero quanti antibiotici consumi la zootecnia cinese, anche perché il governo non svolge controlli di questo tipo, ma i ricercatori hanno spesso trovato livelli molti elevati di antibiotici nel letame proveniente da allevamenti di suini cinesi.
Ora lo studio “Diverse and abundant antibiotic resistance genes in Chinese swine farms”, pubblicato da Proceedings of National Academy of Sciences (Pnas) aggiunge ulteriori prove al fatto che l’utilizzo di antibiotici da parte degli allevatori cinesi comporta rischi per la salute: non solo il letame dei suini contiene residui di antibiotici, ma sono state riscontrate elevate concentrazioni di batteri resistenti agli antibiotici, aumentando così il rischio che la resistenza agli antibiotici si sposti nei batteri che infettano gli esseri umani: le malattie che ne risulteranno saranno più difficili da trattare.
Fortunatamente, gli scienziati l’Accademia cinese delle scienze che hanno condotto il nuovo studio hanno monitorato il residuo di antibiotici nel letame di tre diversi allevamenti di suini: ne hanno trovato molto, ma non a livelli eccezionalmente elevati, e soprattutto sono sempre più consapevoli del problema e stanno cercando di modi per combatterlo. Per questo hanno chiesto a James Tiedje, un microbiologo della Michigan State University, di unirsi a loro. Il team cinese guidato da Yong-Guan Zhu, del Key lab dell’istituto per l’ambiente e la salute urbana di Xiamen e del Centro di ricerca per le scienze eco-ambientali di Pechino, ha poi testato insieme a Tiedje i campioni di letame, alla ricerca di geni che rendono i batteri resistenti a particolari antibiotici particolari e qui hanno colpito il bersaglio: i ricercatori hanno trovato 149 geni resistenti.
La concentrazione di Antibiotic resistance genes (Arg) era in media di 198 volte superiore (ma con punte di 28.000 volte) a quella trovata nei geni provenienti da campioni di letame raccolti in un allevamento di maiali dove non sono mai stati usati antibiotici. Lo studio evidenzia che «Arg abbondanti, e potenzialmente mobili in campioni agricoli suggeriscono che l’uso incontrollato di antibiotici e metalli sta causando la nascita e il rilascio della Arg nell’ambiente». Tiedje sottolinea: «Qui non stiamo cercando di individuare solo quelli cinesi. Questo è un problema globale. Livelli simili di residui di antibiotici, per esempio, sono stati trovati nel letame nelle aziende agricole europee».
Il ricercatore statunitense è però convinto che i cinesi siano molto vicini a trovare soluzioni efficaci. Lo studio indica che il trattamento del letame durante le fasi del suo smaltimento/riutilizzo può ridurre significativamente il potenziale di questo concime nel diffondere la resistenza agli antibiotici ad altri batteri nell’ambiente. Per esempio, il compostaggio «Riduce la popolazione totale dei microbi nel letame, il che significa meno microbi portatori di geni di resistenza agli antibiotici».Tratto da