Da lungo tempo ormai continua il declino delle api e degli altri insetti impollinatori: un fenomeno massiccio, con implicazioni di vasta portata sull’equilibrio ecosistemico quanto sull’agricoltura. Oggi si stima che ormai il 9,2% delle api selvatiche europee sia minacciato di estinzione, mentre il 5,2% è considerato suscettibile di essere sottoposto a concreta minaccia in un prossimo futuro; ricordando come per il 56,7% delle specie di api non ci siano neanche dati sufficienti a formulare stime, si capisce come in realtà la moria potrebbe essere assai più vasta.
Nel contesto di questa preoccupante tendenza, l’ Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha ora dimostrato che l’applicazione spray di tre pesticidi neonicotinoidi è associata a effetti nocivi sulle api. L’Efsa è tornata a mettere nel mirino questi prodotti, prendendo in esame la sicurezza dei pesticidi thiamethoxam (prodotto da Syngenta), clothianidin e imidacloprid (entrambi prodotti da Bayer) nel caso di applicazione spray sulle colture, concludendo che “sono stati identificati gravi rischi o non è stato possibile escluderli”.
Secondo Greenpeace, che da anni ha fatto propria la battaglia per contrastare la moria della api, questo fatto non potrà che far aumentare la pressione sulla Commissione Europea affinché estenda l’attuale messa al bando di queste sostanze a tutti gli impieghi e a tutte le colture. L’attuale bando Ue dei tre neonicotinoidi, sottolineano gli ambientalisti, non copre tutti gli impieghi né tutte le colture. Ad esempio, sono permessi l’uso in serra e l’applicazione spray nei frutteti dopo la fioritura. Inoltre, alcuni Paesi europei hanno concesso delle deroghe al bando; il caso più recente riguarda le coltivazioni di colza nel Regno Unito.
«L’Efsa conferma quanto già dimostrato da un gran numero di evidenze scientifiche: i neonicotinoidi rappresentano una grave minaccia per le api e per il futuro dell’agricoltura – dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia – La Commissione europea dovrebbe estendere la messa la bando a qualsiasi impiego di queste sostanze e a tutte le colture, e porre fine alla questione delle deroghe nazionali. Esistono diverse alternative alle sostanze chimiche di sintesi, l’Unione Europea dovrebbe incoraggiare gli agricoltori ad adottarle».
In un recente rapporto, Greenpeace ha illustrato una serie di alternative efficaci per proteggere i meleti europei senza fare uso di pesticidi. Un sistema agricolo in equilibrio ecologico può aumentare la resilienza a malattie e parassiti, favorendo gli organismi benefici. Concimazione, gestione del suolo e colture di copertura possono stimolare la crescita e migliorare lo stato nutrizionale delle piante, riducendo al tempo stesso la suscettibilità alle malattie. Greenpeace chiede perciò ai governi di investire in tecniche alternative non dipendenti dalla chimica, promuovendo un’agricoltura sostenibile e libera dai pesticidi di sintesi.
Quel che ormai è certo è che anche il mondo dell’agricoltura industriale non può più sottrarsi dalle responsabilità legate alla moria della api. Continuare su questa strada va contro gli interessi di tutti: agricoltori, cittadini e biodiversità. Gli insetti impollinatori contribuiscono a produrre circa il 10% del valore economico della produzione agricola mondiale, e garantiscono la riproduzione di più dell’80% delle specie vegetali – anche quelle, ovviamente, dalle quali dipende l’alimentazione umana.